venerdì 20 marzo 2015

Ma l’Occidente non ha colpe

Occidente, sensi colpa, scontro di civiltà, Islam, Isis
L’ultimo eccidio non è conseguenza di un’«integrazione fallita». Il nemico è alle porte: e sono loro ad averci dichiarato guerra: l'analisi pubblicata oggi da Pierluigi Battista sul Corriere della Sera è la migliore riflessione fra quelle che si possono leggere o ascoltare in questi giorni. E' un'analisi impietosa, che rifugge i luoghi comuni, il facile perbenismo, l'analisi superficiale. Da leggere, magari da criticare, magari da non condividere, ma da leggere per avere più consapevolezza.


di Pierluigi Battista, Corriere della Sera

E adesso, dopo l’ennesima strage islamista di Tunisi, che colpa ci vogliamo dare? Come ce la siamo andata a cercare, stavolta? Quanti pentimenti per aver creduto scioccamente nelle «primavere arabe»? Stavolta in Tunisia la Primavera araba aveva funzionato. Da qui, dal gesto di Mohamed Bouazizi, che si diede fuoco dopo aver subito i maltrattamenti della dittatura, è cominciato tutto.

Tutti a dire che è stata una disgrazia, che è colpa nostra se l’Isis è finito in Libia, mentre Gheddafi, che sarà pure stato un despota pagliaccio, ma era pur sempre il «nostro» despota pagliaccio, che è colpa nostra l’Iraq, che è colpa nostra la Siria e duecentomila morti ammazzati da Assad, che è colpa nostra se qualche giovane musulmano in Francia fa una carneficina nella redazione di Charlie Hebdo, che è colpa nostra se musulmani di seconda generazione in Gran Bretagna si fanno esplodere dentro la metropolitana provocando una strage mostruosa, che è colpa nostra se ammazzano gli ebrei in una pizzeria di Gerusalemme e di Tel Aviv, che è colpa nostra se irrompono in un dibattito in Danimarca e danno l’assalto alla Sinagoga di Copenaghen, adesso che colpa nostra esattamente sarebbe se hanno compiuto un eccidio in un museo di Tunisi? Che colpa avevano i turisti che lo stavano visitando? E che colpa aveva l’escursionista francese che venne decapitato in Algeria?

I terroristi islamisti adesso hanno voluto colpire la Primavera araba riuscita. Volevano assaltare a mano armata il simbolo della democrazia: il Parlamento di Tunisi. Un Parlamento dove è consistente, determinante una presenza «laica».

L’Occidente ha commesso innumerevoli errori, ma la vulgata salmodiata dai paladini delle nostre infinite colpe, offre una spiegazione fuorviante perché non vuole ammettere che la guerra che sta facendo un numero impressionante di vittime non è stata scatenata da «noi», ma da «loro».

Ecco il non detto, il non dicibile. Ora non possono sostenere: guardate che avete combinato con le vostre fisime democratiche in Libia, ci fosse ancora Gheddafi non avremmo il nemico alle porte. Il nemico è alle porte, è nel cuore di Tunisi, e non c’è stato nessun errore catastrofico dell’Occidente: c’è una democrazia viva e funzionante.
Dicono: guardate che avete combinato in Siria. Ma in Siria la Primavera araba non ha mai vinto, Assad ha represso nel sangue e nel gas mortale ogni barlume di dissenso, nel silenzio imbelle dell’Occidente e dell’Onu, ma si continua con la litania del «è colpa nostra» come se la Primavera araba avesse espugnato Damasco.

E l’Iraq? L’intervento americano e inglese è del 2003, l’Isis ha conquistato parte del territorio iracheno nel 2014: undici anni. Ma la colpa delle bandiere nere che sventolano minacciose e che vogliono arrivare a coprire San Pietro di chi è? Ma di George W. Bush naturalmente. I terroristi islamisti che hanno colpito a morte Copenaghen e Parigi avevano studiato, vivevano una condizione sociale dignitosa, ma la colpa è della nostra «discriminazione», dell’«emarginazione», della mancata «integrazione» della nostra cultura imperiale e prepotente.

Questa capacità di non vedere la realtà non è il frutto di un accecamento. Ma della paura di riconoscere che una guerra santa è stata scatenata e che ogni simbolo di quello che noi riteniamo importante e decisivo nella nostra scala di valori — la libertà d’espressione e l’arte custodita nei musei, la tolleranza e il pluralismo religioso, la scuola e la libera stampa, la libertà della donna e i diritti civili — è considerato qualcosa di peccaminoso, di sporco, meritevole di essere calpestato e distrutto.

Boko Haram in Nigeria demolisce le scuole e fa strage di studenti e soprattutto di studentesse, perché il suo motto, la sua insegna è «L’istruzione occidentale è peccato». Ammazzano gli ebrei in Israele e in Europa non perché vogliono uno Stato palestinese, come è legittimo e giusto, ma perché non vogliono vedere traccia di ebraismo e di «crociati» nella terra santa dell’Islam.

Massacrano dodici tra vignettisti, collaboratori e agenti a Parigi perché i disegni della rivista sono strumenti del demonio.

E invece no, le migliori menti delle nostre generazioni spendono la loro sottile e ammirata intelligenza a dire che è «colpa nostra», che non avremmo dovuto sperare nelle primavere arabe, che siamo noi a «provocare», che siamo noi che «ce la cerchiamo». E non vogliono capire. Mentre a Tunisi la democrazia scaturita dalla Primavera cerca di difendersi, supplica di non essere lasciata sola, chiede al mondo di essere considerata un baluardo, una trincea. Per difendersi da una guerra cruenta che vuole uccidere la democrazia. Teniamocela stretta, finché possiamo .

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