martedì 2 giugno 2015

Piccoli soprusi quotidiani

Nel giorno della Repubblica, pregno di valori di uguaglianza, memore del voto alle donne; nel giorno in cui Ceriscioli si appresta a formare una giunta dove le donne saranno certo rappresentate; in questo stesso giorno, nella spiaggia di Pesaro,  anzi nel centro del lungomare di Pesaro, una donna col velo islamico e sua figlia, con le stesso velo, sono a sedere sotto l'ombrellone.
Il marito e il figlio stanno facendo il bagno.  Le donne sono vestite di tutto punto, solo il viso è scoperto. È una signora simpatica, abbiamo avuto un disguido con l'ombrellone, e parlo un po' con lei.

A Baia Flaminia, lo scorso anno, la stessa scena: le donne coperte, gli uomini in costume. Fa caldo oggi. Non voglio provocarla, ma non resisto a chiederle se non abbia caldo anche lei. Sorride, poi risponde sì. Guarda verso l'acqua marina, dove gli uomini fanno il bagno.  Non aggiungo altro. Lei distoglie lo sguardo,  si mette a discorrere in arabo con la figlia, giovane ma in età da marito, e quindi con lo hijab.

Un destino segnato anche lei, con la complicità delle nostre femministe,  delle nostre sindacaliste, delle nostre donne di sinistra, mute nell'ipocrisia che chi critica l'Islam debba per forza essere razzista. Ipocriti e colpevoli, nel credere alla falsità che questa condixione di sottomissione sia una libera scelta della donna, della ragazza, addirittura della bambina islamica.

Sono complici fino in fondo di questa segregazione sessuale che l'Islam impone, di questa privazione di diritti, di questi piccoli soprusi quotidiani.

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